Ernia inguinale è un termine composto, scopriamo intanto cosa significano queste due parole. Per ernia si intende la fuoriuscita di un viscere contenuto nell’addome, la cavità che normalmente lo contiene.
Inguinale è invece riferito alla direzione di questa fuoriuscita, e cioè attraverso il canale inguinale. Questa struttura consiste in un tunnel scavato nei muscoli della parete addominale, in prossimità dell’inguine, e che ha il compito di accompagnare il cordone di collegamento al testicolo su ogni lato. Questa struttura è presente anche nella donna e contiene un cordone fibroso che termina a livello dei genitali esterni, memoria della fase di sviluppo quando ancora il sesso del feto non è definito e il futuro bambino o bambina hanno strutture comuni. Questa zona rappresenta un punto di bassa resistenza della parete addominale che in particolari condizioni può cedere sotto la spinta addominale generando un’ernia.
Detto ciò possiamo dedicarci a descrivere le caratteristiche di una ernia inguinale.
Generalità
Si tratta di una patologia molto diffusa, dove particolarmente colpita è la popolazione maschile, rispetto a quella femminile, (un uomo è da 7 a 10 volte più a rischio di sviluppare un’ernia inguinale rispetto ad una donna). Può presentarsi a qualsiasi età ma tipicamente insorge in individui tra i 40 e i 50 anni. Non è raro però trovare questa patologia in età superiore (anche se in alcuni casi si tratta di una diagnosi ritardata di una ernia insorta mesi o anni prima), o di età inferiore. Quando la diagnosi è molto precoce durante la vita di un bambino o di un ragazzo è possibile che l’ernia sia congenita, cioè già presente alla nascita in quanto le estremità del canale inguinale non si chiudono come normalmente avviene durante lo sviluppo, prima della nascita.
Altri fattori di rischio per lo sviluppo di una ernia inguinale sono prevalentemente quelli che aumentano la pressione all’interno dell’addome come un eccesso di peso, un sforzo fisico molto intenso e ripetuto, la stipsi (difficoltà ad evacuare o emissione di feci molto dure che necessitano di spingere durante le evacuazioni), la tosse cronica o in concomitanza di una gravidanza.
Tutto ciò che abbiamo descritto risulta in un indebolimento della parete addominale che delimita il canale inguinale fino ad un cedimento della parete stessa. Attraverso questo cedimento l’intestino o del grasso contenuti all’interno dell’addome si fanno strada nel canale inguinale o in prossimità di esso a formare l’ernia.
In alcune famiglie si può riscontrare una incidenza di ernia inguinale più alta che in altre, indice, probabilmente, di una debolezza congenita della parete muscolare. In questi casi è tipica la diagnosi di ernia inguinale bilaterale e in più componenti della famiglia, tipicamente maschi.
L’ernia può insorgere da ambo i lati o bilaterale, anche se meno frequentemente.
Come ce ne accorgiamo
L’ernia inguinale si manifesta tipicamente come un rigonfiamento a livello dell’inguine contenente l’intestino erniato. Visto che la sede del contenuto erniario risulta anomala, comporta uno stiramento ed un restringimento a livello del punto di passaggio, un po’ come strizzare un tubetto di dentifricio, producendo fastidio, dolore e senso di pesantezza a livello inguinale e scrotale.
In alcuni casi l’ernia inguinale può divenire una urgenza chirurgica, questo quando il punto di passaggio tra la cavità addominale e il sacco dell’ernia (anello inguinale interno) è troppo piccolo per il viscere erniato, così da creare un ostruzione al passaggio delle feci all’interno dell’ intestino o del sangue nei vasi sanguigni che nutrono l’intestino erniato, quasi come fosse un laccio emostatico.
Se il restringimento è modesto può essere ostruito il solo transito di feci creando una condizione definita di intasamento, e di blocco al transito intestinale. Se l’istruzione è più marcata il sangue non riesce più a raggiungere il tessuto che costituisce l’ernia, portando ad una condizione definita di ischemia, in una ernia che si definisce strozzata. L’ischemia nell’arco di alcune ore genera una morte dei tessuti con una possibile perforazione dell’intestino. Intasamento e lo strozzamento del viscere sono due urgenze chirurgiche la seconda molto più severa la prima, che devono essere trattate nell’arco di poche ore per evitare complicanze ulteriori.
In questi casi la sintomatologia è molto più evidente e e rappresentata dal dolore, anche molto intenso, vomito e impossibilità nell’evacuazione anche per quanto riguarda i gas, arrossamento della tumefazione inguinale.
La diagnosi di ernia inguinale è clinica, cioè avviene con la visita medica.
Solo raramente è necessaria una ecografia o una indagine radiologica più sensibile per la diagnosi di ernia inguinale.
La diagnosi radiologica può essere difficoltosa in quanto l’ernia vieni esacerbata dall’aumento della pressione addominale, generato anche dalla gravità. L’ernia inguinale infatti è maggiore è più sintomatica durante la posizione eretta. La posizione supina (sdraiato a pancia in su), tipica dell’esecuzione di indagini radiologiche come la TC o la risonanza magnetica, tipicamente induce l’ernia inguinale a ridursi o rientrare completamente. Se necessarie queste indagini devono essere eseguite chiedendo al paziente di spingere, nella cosiddetta manovra di Valsalva.
Come trattare l’ernia inguinale
Quando si sceglie come trattare l’ernia inguinale dobbiamo tener conto di due fattori molto importanti:
- un’ernia inguinale dal momento che si sviluppa non può guarire spontaneamente, essendo un cedimento della parete addominale;
- l’ernia inguinale ha una sintomatologia molto varia ma che tende a diventare sempre maggiore con il tempo e potenzialmente gravata da complicanze anche molto gravi.
Detto ciò il trattamento conservativo, cioè l’attesa senza eseguire alcuna chirurgia, è una opzione da tenere in considerazione solo quando l’intervento chirurgico è controindicato perché il paziente è affetto da condizioni più gravi dell’ernia inguinale che necessitano di essere trattate per prime, oppure che non permettono di eseguire un intervento chirurgico, come ad esempio gravi malattie cardiache o polmonari, o la assunzione di farmaci anticoagulanti ad alte dosi come ad esempio subito dopo un’embolia polmonare. In questi casi è possibile attendere Che il paziente si sia ristabilito, almeno parzialmente.

In realtà al momento l’intervento per ernia inguinale non prevede particolari controindicazioni mediche in quanto è eseguito in anestesia locale, in regime di day surgery (ricovero e dimissione nella stessa giornata).
Qualora l’operando non abbia piacere nel rimanere sveglio durante l’intervento è possibile comunque eseguire una sedazione, attraverso dei farmaci che permettono di dormire durante la procedura con minimo impatto su eventuali altre malattie, in quanto non si tratta di una vera e propria anestesia.
Numerose sono le tecniche di riparazione di una ernia inguinale, la più diffusa consiste nell’eseguire una piccola incisione in corrispondenza dell’inguine, riposizionare all’interno dell’addome ciò che è fuoriuscito attraverso il canale inguinale e correggere il difetto di parete applicando un rinforzo costituito da una piccola rete di materiale sintetico specifico per la sua biocompatibilità (generalmente polipropilene).
In alcuni casi la tecnica prevede di lavorare attraverso la laparoscopia, cioè mediante delle piccole cannule inserite attraverso la parete addominale viene isolata e ridotta l’ernia così come eseguito con la tecnica aperta descritta poco sopra, e infine posizionata una rete di materiale sintetico, con la sola differenza che tutto ciò avviene dall’interno dell’addome. Questa tecnica richiede inoltre un’anestesia generale, perciò la dimissione tipicamente avviene la mattina successiva all’intervento.
La plastica laparoscopica (TAPP – transaddominale preperitoneale) è una tecnica che risulta più impegnativa ma ha il vantaggio che in alcune condizioni come un’ernia bilaterale o recidiva permette una ripresa più rapida ed è consigliata nei giovani soprattutto se sportivi.
Ritorno alla vita comune
Dopo l’operazione di plastica della parete addominale la ripresa della normalità attività può essere effettuata già dopo pochi giorni. Attività sportiva più intensa o lavorativa che comporti il sollevamento di carichi deve essere concordata con il medico curante e comunque deve essere rimandata a non meno di quattro settimane dall’intervento, con alcune eccezioni relative alle caratteristiche del paziente e alla tecnica utilizzata.